Ingegno umano

Tra i boschi delle Dolomiti, Perarolo di Cadore non è solo un grazioso paese di montagna, ma un laboratorio a cielo aperto dove natura e sapere si intrecciano da secoli. È un luogo che racconta una storia di creatività, boschi e acqua, capace di collegare il passato produttivo a un presente che guarda all’innovazione. Grazie alla sua posizione strategica che lo vede sorgere alla confluenza del torrente Boite e del fiume Piave, Perarolo divenne crocevia fondamentale per la fluitazione, l’antica tecnica di trasporto fluviale dei tronchi. Qui si trovava il Cidolo, un grande sbarramento ligneo progettato per intercettare i tronchi provenienti dai boschi a nord. Il legname veniva ordinato e poi legato in zattere, pronte a ripartire verso la laguna di Venezia. Questo sistema ingegnoso ha alimentato per secoli i cantieri della Serenissima, dando forma a gondole, remi e alle stesse fondamenta su cui poggia la città lagunare.

La vocazione produttiva del paese si riflette anche negli antichi mestieri, testimoniati da ciò che rimane dei numerosi opifici attivi fino alla prima metà del Novecento. La Fucina del Favero, l’unica ancora visibile e visitabile, conserva strumenti originali, disegni preparatori, macchinari e un mantice manuale per la ventilazione: un vero esempio di inventiva artigiana. Ma il patrimonio creativo di Perarolo non appartiene solo a un passato remoto. Alla fine dell’Ottocento si sviluppò qui anche l’industria dell’occhiale, oggi ancora viva grazie a imprese e start-up locali che proseguono la tradizione con spirito innovativo, valorizzando le risorse e il sapere del territorio. Accanto alla memoria storica, il borgo oggi guarda al futuro con spirito imprenditoriale. Piccole realtà artigiane stanno riscoprendo le risorse del territorio – dal legno, all’acqua e alla cultura – per dare vita a nuovi progetti sostenibili, in equilibrio con la natura e la tradizione.

Dove la creatività zampilla come l’acqua e i boschi raccontano storie di mani sapienti.

Cidolo
Costruito nel 1668, il Cidolo di Perarolo era una chiusa in legno posta sul Piave (e un secondo sul Boite), ideata per trattenere i tronchi – le taje – fluitati dai boschi cadorini. Ponte e insieme sbarramento, smistava il legname diretto a Venezia, simbolo dell’ingegno e del cuore economico del borgo.

Fluitazione
La fluitazione era l’antica arte di trasportare il legname galleggiando lungo i corsi d’acqua. A Perarolo, questo sistema ha reso possibile il collegamento tra i boschi del Cadore e la Serenissima, dando vita a un’economia fiorente e a una cultura del lavoro ancora oggi viva nel ricordo collettivo.

Segni di casa
A Perarolo, ogni tronco raccontava una storia. In ladino “segne de ciasa”, sono i marchi incisi sul legno che indicavano la famiglia o la segheria di provenienza. Un vero sistema di tracciabilità ante litteram, testimonianza di un legame profondo tra identità, bosco e lavoro, tramandato di generazione in generazione.

Curiosità e suggerimenti

• Visita il Cidolo del Piave, un'imponente struttura in legno ancora visibile, testimonianza dell'antico sistema di fluitazione dei tronchi verso Venezia.
• Esplora la Fucina del Favero, l’unico opificio ancora accessibile, dove si possono osservare gli strumenti originali e respirare l’atmosfera del lavoro artigiano di un tempo.
• Lasciati guidare dal paesaggio fluviale, camminando lungo i sentieri che costeggiano il Piave e il Boite, dove la natura racconta ancora oggi la storia del legname, dell’ingegno umano e della vita di montagna.